"Ogni attimo è di per se sacro e profano di una sorta di escamotage da segregazione alternativa. Mentre sto vagliando la possibilità di una prosecuzione per diventare anche Dottore Magistrale in Editoria e Giornalismo o in Filologia e letterature dell'Antichità, ecco che compaiono, quasi fossero un monito, alcuni miei recenti versi. Riflettevo proprio su questa mia "missione artistica" se così posso definirla senza che nessuno mi accusi di crearmi un altare virtuale, parlando con un decano e con un cattedratico della Facoltà di Scienze della Comunicazione, con il patrocinio della quale dovrei prendere parte ad alcuni stage...Le creature della notte, ridono, impallidite dai fasci lunari. Quasi come se l'eden da satellite naturale fosse già di per se la retrovia attraverso la quale, il porto sicuro è anche la meta di un' utopia fatta silenzio ed impotenza dinanzi al cambiamento ormai atto ed ineluttabilità. Come spesso accade, una figura si aggira tra le location del caso e del progetto trasposto. Tendendo la mano, sfiori quasi l'essenza di un peccato fatto sesso, così come non fai altro che crogiolarti tra le piogge di sabbie del destino, ormai coreografie dell'eterno. ...Leggendo questa fiaba tra le pagine del risaputo, ogni canto d'amore è una peripezia. Poche le soglie e le certezze. Spesso, la consapevolezza di esistere, scandisce ciò che resta. La luce dei riflettori, cela l'ordito ed il dietro le quinte. La strada delimita i contorni. L'imperativo fatto piece dei oggi e di chissà cos'altro assume le forme di un moto..."
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Frammento tratto da un mio recente componimento che ha per titolo "Il tuo viso nell'infinitesimale istante: La fanciulla misteriosa."
"...Ti ho persa, rincorrendo le penombre.
Nella foschia densa di pieghe di mattoni
e selciati autunnali,percorro quel viale
che sopraggiunse. Spaventato, piango
dell'ultimo bacio,e delle tue lacrime fuse
alle mie.Le nostre rugiade, in cristalli.
Su visi, il ciak di un addio.L'ultimo.
Proseguo. Lì.Il viso verso il terreno.
Eccolo il circo. Ecco la tensostruttura,
irradiata dai balli di clown ormai intristiti.
L'anfiteatro e l'arena di un urlo fatto
già inno, seguono quella traiettoria,
di un povero girovago...Qualcuno
narrò la storia. Le foschie
dell'inenarrabile, fecero abboccare
il guizzo del platonico cosmonauta...
Il ghiaccio, rende cristallo, la sparizione
di un subbuglio da traffico cittadino.
Il tuo volto argenteo tra la folla.
Un ultimo sguardo, ed il circolo
oltre il muro.Oltre l'angolo. Ti amo.
Vivo di questa ricerca. Ogni notte
aspetto la mezzaluna, per comporre
le odi alla fanciulla triste che compì
il giro, oltre il balcone, verso le
nuove spiagge di sabbie bianche
e stelle rosse di salsedine, odorose
ed ammalianti."
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