giovedì 23 agosto 2007

Le profezie e le lande desolate, del lento morire di un tempo fatto assoluto: tutto o niente?

"Senza nessuna ragione qualcosa si rompe in me
e mi chiude la gola
Senza nessuna ragione sobbalzo ad un tratto
lasciando a mezzo lo scritto
senza nessuna ragione nella hall di un albergo
sogno in piedi
senza nessuna ragione l'albero sul marciapiede
mi batte in fronte
senza nessuna ragione un lupo urla alla luna
iroso infelice affamato
senza nessuna ragione le stelle scendono a dondolarsi
sull'altalena del giardino
senza nessuna ragione vedo come sarò nella tomba
senza nessuna ragione nebbia e sole nella mia testa
senza nessuna ragione mi attacco al giorno che inizia
come se non dovesse finire mai più
e ogni volta sei tu
che sali dalle acque."

Nazim Hikmet

"(...) Anche quest'anno come di consueto, cala ufficialmente il sipario della stagione estiva. Inevitabilmente, almeno è sempre stato così per il sottoscritto, questo periodo al di la della radice etimologica del termine, e delle convenzioni di questa società dai canoni e dagli stereotipi di stampo occidentale, possiede alcune peculiarità che inverandosi nel vissuto parcellizzano ciò che apparentemente non percepisci. Questi mesi per quanto mi riguarda sono passati in maniera diversa. La consapevolezza dei cambiamenti che per forza di cose deviano il transito comunitario ed arbitrario, è come se paralizzasse il moto uniforme di un istrione che crogiolandsi vorrebbe concedere al vento una, almeno una, di quelle pergamene che in riva al mare sono state accarezzate dalle gentili pose della luna. Spesso niente è quello che sembra, e la verità in attesa come un'allegoria al di sopra delle muraglie e delle sterpaglie della concomitanza rugiadosa e strumentale. La verità mi attende. Percorre quel viale. Ci separa la cancellata. La carrellata laterale spesso, non soddisfa le esigenze, quasi volessero essere pretese, di un filmaker che attende l'opportuno finanziamento da parte di chi legifera mostrando il proprio diniego o meno. In questi giorni poi, in particolare, che scorrono come gli ultimi rigagnoli di un fiume che impotente cerca un varco verso il mare, anche la natura morta di una tela mi indica ciò che eesendo autorevole, mi appare in sogno. Sulla base del riferimento abbastanza esplicito ad uno dei più grandi poeti del novecento...è come se mi ostinassi nell'inseguire una figura ingannevole che vuole probabilmente attirare la mia attenzione verso quei lidi, quelle oasi dove i miraggi ti cambiano la vita. Ti immettono nel circuito delle trasmigrazioni. Dove non è detto che le transumanze di altri individui ti rendano meno difficoltosa l'ascesa. Sempre attualmente è come se percepissi nell'aria i segni quasi perentori ed inequivocabili di profezie. Non si tratta solo ed esclusivamnte di suggestioni da studente di Lettere, o di richiami monografici di parallellismi. Di fatti, mi capita di percorrere le vie, le strade della Piana. Questo luogo, lo sento mio. Chissà perchè. Dopo averlo scoperto anni orsono ancora me lo chiedo. Non è solo un amore legato alle connotazioni di tipo naturalistico o paesaggistico.Amo questo luogo, forse perchè non essendo mio, lo sento mio. Senza costrizioni o mistificazioni. Lo scelsi per nascondermi. Perchè il mondo mi faceva paura. Adesso, in una fine di agosto, durante la quale la fascia tirrenica della Sicilia è devastata da incendi di dimensioni spropositate e da venti di scirocco, Via Kennedy, primo trampolino dopo "l'avamposto" della Senazza, mi appare come un via vai di moscerini. A dedine, a decine...forse a centinaia...Spaesati, disorientati. Scappano dai campi assolati e dalle coltivazioni di vite. Ti sbattono addosso. Ti fanno riflettere ed esemplificano. Mi sembra un episodio Biblico. Sempre nella Piana, ma non solo, dal cielo sembra scendere cenere. I forti venti hanno si trasportato i segni della combustione qua e la, ma non posso esimermi dal concepire anche questo come un segno. Altra visione, forse più eloquente di altre, risale non ai giorni attuali, ma ad una settimana e mezzo fa circa. Decisi di percorrere Via Pezza del Pioppo, uno dei miei luoghi geografici e mentali al quale ho dedicato un componimento che ormai mi ha reso noto diciamo...Proprio qui, al di sopra di un muro che mi sembra aguzzo, si "ergeva" una figura emblematica, che mi ha fatto davvero riflettere. Mi trovo dinanzi ad un gatto. Aveva un occhio chiuso, ed un altro aperto. Presumibilmente era malato. Mi sembra che riportasse segni evidenti di ferite. Era come se fosse stato azzannato. Sta di fatto che mi guardava. A conclusione di quest'incontro, eccomi ad una curva dalla quale puoi assistere al passaggio di un mezzo di trasporto fatto vita: il treno. Restai solo qualche istante, prima di dirigermi altrove. A ridosso della strada cumuli di rifiuti. E stavolta, un particolare inedito svela l'intarsio di questo ordito tra sogno e realtà: una donna intenta a frugare proprio tra i rifiuti.(...) Solo un elemento, solitario, forse attende di essere considerato. Un vecchio divano. Accatastato. Quasi volesse far si che un pubblico di spettri, attualmente guardinghi ed avvinghiati tra le coltri di nebbia, faccia la sua apparizione e possa così, accomodarsi...E come se non bastasse, mentre cala ormai la sera e le paure apparentemente si dileguano, la costa, che si intravede dal mare, brucia. Divampano le fiamme. In uno scenario da inferno Dantesco. Ci si ritrova sempre lì comunque. O meglio, mi ritrovo sempre lì. In quel planetario desolato e desolante dove piuttosto che contemplare l'estasi, mi accingo ad osservare quel che accade. Da un pertugio però. Discreto. Presente. In quella parete scrostata ed ammuffita. in questa soffitta, di questa casa incampagna dove se ti rifugi, hai la certezza che non verrà a cercarti nè un acquirente, nè un incaricato da una qualsivoglia agenzia immobiliare.(...)"

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