martedì 31 luglio 2007

Il silenzio agonizzante di un amore impossibile: muoio pensando al tuo sorriso, atto di beatificazione crepuscolare, dinanzi ad un altro lui.


"...Ho deciso di fuggire, perchè consapevole di non poter specchiare il riflesso dell'infinito, del tuo viso d'angelo solitario nella beatitudine celeste della vita tua, sono atterrito, inquieto, ho paura...tremo, piango...: Non potere ornare la tua reggia di rose e lapislazzuli mi incatena sul patibolo dell'avanzata solitaria che blocca i fiati, che non lascia spazio alle parole...Timide muoiono, con la circostanza avversa, fatta mia buona, perenne uscita..."

domenica 29 luglio 2007

Le aguzze delimitazioni dell'esistenza che spazia nell'inconsapevolezza?





TUTTO CALIBRATA: "I VERSI DI TUTTE LE CALIBRATE, DI TUTTE LE PIANE, RECITATI NELLA PIANA PER TUTTI GLI ALFIERI DI TUTTE LE CALIBRATE".


-PRIMO CONTRIBUTO-


- Come nella migliore tradizione, essendo divisi tra l'immortalare immagini su di uno schermo che sostanzialmente non è nostro, e la carambola di elucubrazioni cinte e circoscritte da elzeviri localizzati durante l'avanzata dei vari anfitrioni dell'oggi, non resta che rielaborare ed ancora una volta trasporre quei frammenti che minuziosamente sono stati in un certo qual modo "fusi" al "moto dell'anima" che pellegrina sorride, canta, gioisce, guarda, contempla, ed osserva attraverso la lente dello scetticismo e del comportamento schivo...-


AGUZZE DELIMITAZIONI.


Nel chiarore lunare, ho perso i tuoi occhi,
ed invano tra le nebbie voglio scorgere
la tua mano.

Un tetro albero riflette e delimita i contorni
di quella tua paura. Con lo sguardo che penetra
le nebbie mai stratificate, eccoli.
Eccoli i corvi.
Quasi presenti nell'assenza di un subaffitto
di camere oscurate da persiane distrutte.

Percorrendo marciapiedi di immondizie ed erbacce ,
sfugge la considerazione già desunta e non persa
vicino a pensiline abbandonate e distrutte.
Non una fanciulla attende gli autobus della consuetudine.
Non un bimbo a giocar tra i prati delimitati e sconfinati.
Non un anziano, a rimirar su di una soglia.
Non una coppia dinanzi all'incanto di un rosso tramonto
costellato da brezze di pini di salsedine.
Non una famiglia tra le risa, le luci, i colori, di giostre
di fine estate.
-Non un amore laggiù.- In quel deserto sconfinate distese di nulla.
Qualcuno osserverà nella notte senza luna la vuota culla.

Il cosmo e le ragioni. Si interroga l'effettivo dinanzi all'avanzata.
Il nulla non risparmia i cumuli di rifiuti.
Quella curva da cavalcavia. I tralicci.
Dinanzi ti ritrovi vuote vie.
Eco di un carion. E' questa la vita forse,
che danza con la scura dama?
I cocci di bottiglie. Una muraglia lucida e lunare.
Un boato fatto assurdità e alcool.
Al di là della staccionata mi ritrovo.
Intravedo via Fiumarella.


Danilo Saddi

martedì 24 luglio 2007

Precisazioni sul Progetto: si stende il manto della Soggettiva.

...Sembra difficile, e nel contempo tremendamente triste constatare l'ennesimo fallimento del progetto. La carambola degli anni prende piede, ed ormai non resta che restare atterriti dal silenzio che paradossalmente lascia spazio alle soffocate digressioni, che non rendono senz'altro facile la prosecuzione. Senza ombra di dubbio, è difficile ed insensato cercare una risposta attraverso la scrittura. Attraverso un supporto a cui si è affezzionati, si possono trasporre i propri stati d'animo, le proprie sensazioni, i propri avviluppati e congeniti pensieri, ma di certo non si può cambiare il corso degli eventi. In questi anni è come se avessi preso un impegno. Nei miei confronti, nei confronti di chi davvero tiene a me, nei confronti di chi mi ha seguito in queste peripezie tra un recital, un sodalizio, due risate, ed un ensamble pianificato per far si che il pagliaccio potesse ancora una volta indossare la maschera...piuttosto che gettarla in mare...dove sarebbe stata (forse) solo risucchiata dalle maree o illuminata per un ultima volta da una luminescenza da bagliore lunare.
Purtroppo però il setaccio del tempo e del senso pone i suoi innumerevoli paletti e fa si che ogni cosa irreale, materializzatasi un po per caso, un po per fortuna, un po chissà perchè...scompaia lasciando dietro di se una carambola di eventi che in una fase di quiescenza non fanno altro che riecheggiare tra le "quiete stanze" dell'autoanalisi, e dell'illogicità che convoglia i pensieri verso la regione della tristezza a dir poco infernale. Il mistero si fa spazio. Avvolge ogni anfratto. Ogni pulviscolare pertugio non individuato, per stringere nella sua morsa fatale anche chi aveva paradossalmente deciso di proseguire sorridendo, per non darla vinta a chi lo ha screditato per anni.
Ad ogni modo, la mia non è senz'altro una dipartita. Muore comunque una parte di me. Quella parte di me, che forse piaceva tanto, e che ha fatto sorridere e gioire poche, pochissime persone, che hanno avuto la sensibilità di non infischiarsene del sottoscritto, compatendolo ed aiutandolo. Lo ammetto, non c'è dubbio, a loro non posso far altro che dire "Grazie". Io stesso, in questo momento non riesco ad assemblare i pezzi di un puzzle che probabilmente non finirò mai di comporre, ma cerco semplicemente di rispondere a quell'io che non riesce a darsi pace e che non riesce ad intravedere la luce , anche in quelle regioni sconfinate del vivere in cui è giorno continuamente, e non è possibile intravedere altre regioni d'ombra e buio...
Mi chiedo se riuscirò a prelevare la maschera. Mi chiedo se dovrò scandagliare fondali marini pe ritrovarla.Chissà in quali grotte e cunicoli di trasmigrazione oceanica dovrò cercare e ricercare...Mi chiedo se riuscirò ancora una volta ad indossarla...



lunedì 23 luglio 2007

"Ricomincio dalla Piana..." -Questo progetto è dedicato a te.-



"Ogni pellegrinaggio, ogni trasmigrazione,mentre ci ritroviamo divisi tra anima, cuore, mente, coscienza, lucidità, delirio, realtà, fantasia, o semplice moto esistenziale di inerzia...porta con se un retrogusto di irrazionalità che si invera nel vissuto attraverso la percezione dell'incompiuto.Sono passati molti anni ormai. Le gesta degli alfieri della Calibrata, sono divenute ormai leggenda, e dopo il successo ed il consenso positivo unanime di pubblico e critica per il "Calibrapiana", è giunto il momento di attivarsi ancora una volta per irradiare quelle coagulate esistenze inebriate da vortici di frangenti non apparsi. "Ricominco dalla Piana: questo progetto è dedicato a te".Questo sembra essere il titolo del nuovo tour che vedrà gli alfieri contestualizzati in varie perfomance. In programma molti recital di poesia, e varie escursioni nella Piana di Milazzo.Appuntamento quindi nella Piana di Milazzo, in queste fasi altere ed alterne del tempo che scorre inesorabile...Non disdegno dall'elencarvi le location principali dove avranno luogo gli spettacoli:
Frazioni di Milazzo:
-Scaccia
-Bastione
-S.Marina
-S.Pietro
-S.Marco
...continua...

domenica 22 luglio 2007

E' stato un gran finale: Grazie di cuore a chi segue la scia dell'incanto tra un petalo ed un palcoscenico di stelle, salsedine, e scogliere lunari.


"Ogni attesa porta con se le speranze che, spesso, si schiudono, si auto- immortalano, su uno specchio che paradossalmente non fa altro che riflettere le luminescenze che appaiono più auto-irradiate. L'apoteosi di un delirio fatto atto compiuto ed epopea, dell'avanzata, contro un destino pronto ad infliggerti le sue ferite mortali, prende forma nonostante le circostanze. Il trapezio usurato è stanco di accogliere i suoi saltimbanchi, i suoi pagliacci che in realtà, nel chiaroscuro, tra i bagliori irreali e spettrali di una penombra omerica, non fanno altro che piangere...non fanno altro che sorridere nella disperazione. La ballata macabra d'altronde, setaccia gli ultimi passi. Le convogliate respirazioni che in virtù dei fiati di inerzia, ti seguono come di pari passo, si fanno strada, mentre non resta che il silenzio fatto farsa, tragicommedia, e peccato di natura sacrilega, dinanzi al palcoscenico degli uomini non curanti del fatto che tu esisti. Ogni fanciulla ha dinanzi a se il prprio affastellato ipotalamo di sentimentalismo. Le lacrime al vento, addolcite dai moti e dai sussulti di un treno appena partito, un po asciugate dai topici fazzolettini bianchi, ricordano solo vecchi film. Capolavori della cinematografia, che nel buio di una notte, in cui chissà quale sicario ti aspetta sulla soglia della dichiarazione di esistenzialismo, risplendono facendoti urlare alla luna. ancora adesso mi chiedo il perchè di tutto ciò."

-Colgo l'occasione per ringraziare tutti, ma proprio tutti, quelli che sono stati i protagonisti del Calibrapiana 2007. L'emozione, l'estasi, il fascino del procastinare la pianificazione ed il sussulto, solo perchè la compagnia, lo stare assieme, ci fa proseguire il cammino e ci permette di scacciare gli spettri dell'incertezza e della solitudine , ci hanno permesso di rendere unico questo recital del tempo, della memoria, e di quello che vorremo fosse il nostro futuro. Grazie di cuore e vi auguro di soffiare con impeto ed enfasi sul progetto...-

venerdì 20 luglio 2007

Il silenzio del raggio acquatico: la malinconia



"...Perchè avendoti al mio fianco, si irradia
dinanzi allo sciame cosmico dell'assurdo,
un senso di estasi lunare che convoglia i deliri verso
l'avanzata, dinanzi alle soglie di memorie ormai tangibili,
di un cimitero di campagne e sterpaglie?

Perchè avendoti al mio fianco, si irradia il calore
di mondi sconosciuti, di albe non contemplate
in due, di risacche la cui melodia risuona all'unisono,
di gradini che segnano l'ideogramma avviluppato?

Perchè avendoti al mio fianco, percepisco la paura,
che strazia le mie ore d'aria serali, piangendo dentro,
fingendomi buffone?

Perchè avendoti al mio fianco, la malinconia ti avvolge
attanagliando lo sfogo di un pianto di un innamorato notturno,
solo.
...Solo come un fuggitivo che ha perso la meta, lasciandosi
alle spalle la cancellata del carcere...
...Solo come un idiota che ride, cantando a squarciagola
senza ubriacarsi...

Perchè avendoti al mio fianco, apro e chiudo la soglia immobile
del camerino, osservando trasognato l'abito
di clown che indosso per ogni progetto, per
il semplice vivere, attingendo dal tuo sorriso che impaurisce
l'avanzata delle belve del male, nella zona antistante
il giaciglio di gladioli e petunie?

Perchè avendoti al mio fianco, sento la morte più vicina,
anche dinanzi alle essenze che indirizzano il naufrago oltre
il costipato nosocomio?
L'oscuro personaggio intanto, nel tetro di un divenire,
si materializza nella pianura blindata,
a ridosso della via infuocata, di quella via si...di via carrubbaro."


giovedì 19 luglio 2007

Commistione di scritti organici e disorganici.


"La sciara di fuoco incalza: solo i binari morti e le spiagge da plenilunio in contrasto"

di Danilo Saddi

(...)Per certi aspetti la crisalide degli attimi lascia spazio all'incompiuto che, multiforme sfida le barriere del parcellizato ormai nel contempo, cristallizzato.Le sequenze evocative di piani della memoria scenica si intersecano in coaguli, che sanno di fiato di vita. L'introspezione effimera di consensi inesistenti, non oltrepassa il non senso, anche quando il sole di attimi d'eterno si traspone in mondi di celluloide.(...) Le logge dei sapienti, risplendono in quel contraddittorio peregrinar languido. Le sterpaglie d'altronde sono i detrattori di quei vuoti rubati al silenzio.Non c'era nulla di veritiero in quelle menzogne che balenarono tangibili nel sottopalco.Le comparse ormai immortalate contemplano il limite.Quel muro di cinta suddivide il tutto, se non il girato stesso, in sequenze che sanno tanto di amarcord di film muti di un'altra realtà d'america.Ci sentiamo tutti un pò saltimbanchi.Lo scambio di opinioni si fonde col silenzio che sa di puzza e tanfo di antichi convogli vissuti.Eccola dinanzi all'esito perentorio, la profezia di pulcinella.La sensibilità e la pietà camminano fianco a fianco, lungo quel marciapiede...piano-sequenza ideale di storie che in realtà non esistono.Ci si chiede effettivamente, cosa di viscerale vi sia in quel ripiego che ormai diviene mistificato e sterile di giudizi e commenti di consueutudine.(...)L'avventura di anni di Calibrata, enuclea in se ciò che non è contestualizzabile nell'humus di orizzonti che non esistono.Il profano e la religione stessa, fatta di preghiere all'unanimità rispetto ad evanescenze mortali o immortali, operano quasi dotate di azione propria in funzione di specchi riflessi.La stessa nebulosa- che è per noi origine, evoluzione, vita, morte, destino, caso, intervento, festa, farsa, bagliore, ragnatela esistenziale, gabbia, ripiego, inganno, sortilegio, alchimia ...- assume forme indefinite in evoluzioni congenite.Lo stesso marasma da fase primigenia ed archetipica, tinteggia la consapevolezza, che sospinta da impotenti lassi di tempo si ritrova lì. Fedele compagnia di tutte quelle albe che si scorgono forse...si scrutano...(...)Le storie che si fondono alla miscellanea di congenite alienazioni, balenano nell'impulso, nell'urgenza di un richiamo ad alte sfere dell'arte.Probabilmente le nuvole della mistificazione incedono in contemporanea al passo furtivo, di chi ha capito il segreto ma sorride dinanzi alla palude ed al suo sparviero.Son proprio le delimitazioni di quei focolari ricreati, a barricare l'individuo in quel claustrofobico ben vissuto dramma, da consenziente.
D'altronde ciò che non lascia spazio alle illuminazioni di sogno è la stessa scelta.Casuale, concreta, inesistente ed indefinita che sia.Tutto si perde e la logica stessa rivive di sprazzi inesorabili.I lontani echi che non ci appartengono, riescono ad eludere solo la visione riflessiva di vagabondi cani.(...)Come concretizzare?Come attorniarsi di crepuscolari /eterogenee riflessioni quando una via è chiusa al transito esistenziale?Così come -Il candore- apre i varchi di possibilità immonde, i bagni che rivivono in incontri da soprannaturale, appaiono vuoti e deserti.Le distese sconfinate in regioni solo immaginate, scorgono viandanti che ad un pensiero mirano.-La sera di brina,- non da spazio al lamento onniscente e silenzioso.(...)Le avvilupate trasposizioni immortalano solo quelle sequenze che l'anima errabonda traspone dinanzi ad un libro.Le labbra permettono al flusso dell'anima di concepire lo stesso sogno fatto romanticismo.(...)Le illusioni non fanno altro che costellare l'universo ormai saturo. Nuove costellazioni si scrutano. Il sogno d'amore ci fa compagnia.(...) Lo si scorge ai quattro angoli del mondo che nel suo multiforme gioco di illogicità fatto incanto, conclude il suo giro di valzer con tanto di piroetta e piano americano su una coppia di amanti da favola.Le comparse non esistono...Eppure ce le ritroviamo accanto quasi come compagni immaginari che nella penombra di un carcere, scorgono quei pensieri che rendono vero ciò che non esisterà mai.I copioni teatrali ed i mondi filmici danno un senso a tutto.Il gas è quel non so che di effimero ed onnipresente che nel piano metaforico si scorge puntando gli occhi alla luna, ed a quella strada battuta da folle e pellegrini, quando un aguzzo cancello spicca al di sotto di tetre notti. (...)Eco di presenze i fuggiaschi pipistrelli.Il cavalcavia in effetti è il luogo magico dove nel degrado scorgi ciò che l'imondo riesce spesso a mistificare.Le periferie sono i centri operativi di quella vicenda esistenziale che ritrova in quei luoghi deputati l'origine di tutto ciò che è: il senso lirico dell'evocativo.Le gabbie fanno parte delle nostre esistenze. Spesso non ce ne rendiamo conto, ma imprigioniamo la trasposizione, facendone tragedia da suicidio per altri.Il silenzio ha una duplice finalità in questa storia.Da una parte, lascia spazio all'incompiuto, ed alla forse calibrata nostalgia di mondi fanciulleschi.(...) Dall'altra può mettere in crisi chi è solo ma cerca sempre di porsi positivamente dinanzi all'oggi che a quanto pare, è.Le allegorie, in funzione dei miei studi umanistici, rivivono in quelle pagine che al di sotto di neon stilizzati di cultura danno spazio al trasposto onnipresente.Le principesche vicende si inverano così come i bruchi della frutta ricercata riescono ad attanagliare chi vuol fuggire.Una figura femminile d'altronde è al centro dell'architettura narrativa, di quel nucleo tematico, che solo pochi eletti riusciranno a scorgere in questa mia storia che vien spesso considerata, da quei compagni d'avventura che aspettano un mio ritorno.Le colombe irradiano il giorno in quei cieli tangibili.Il solco è proprio ben delimitato.(...) La dimensione è al di sopra ci ciò che rendiamo alternativo e come
forse...un ripiego.Il volo dei gabbiani ci induce a riflettere in concomitanza con la leggiadria che alle volte ci accompagna. La distesa lunare che fluttua nello specchio marino è il senso stesso delle correlazioni col progetto.Il fiume è un immagine. E' il senso stesso delle nostre pianificazioni che si scontrano con lui: Il tempo.Il piano sequenza riesce ad esser parte integrante del mondo di celluloide che è la nostra vita. Non siamo ad Hollywood però, ed i cachè miliardari sono per i divi.La sceneggiatura da forse un senso a ciò che presentiamo al pubblico che non paga.Peccato che le spiegazioni non siano state date.L'amore vuol esistere quando una principessa od un principe percorrono la strada del sole, in concomitanza
con la visione dell'orizzonte.Il ponte di un romanzo è proprio quello che rotrovi in una periferia evocativa...matrice, origine, incanto, senso, poesia,filosofia di tutto ciò che crei.(...)La ragazza è il soggetto che cerchi anche quando sei attorniato da consuetudini e da visi ben troppo noti.L'amore per l'arte è ciò che ti insegna una dama, assorta nei suoi corridoi. In chissà quale pergamena trova spazio questa vicenda. Le maree sono la componente di una ben più ampia distesa che racchiude buona parte, se non quasi tutta la verità.Il drive in, lo vedi spesso in tv. In quei film americani che spesso entrano in gioco.Una tenda fluttuante e la spinta verso il notturno mondo che è.Le Orchidee selvatiche e la malva notturna invece, si scorgono si in vari luoghi deputati, ma nel mondo
sstesso che scaturisce all'evocativo. Il bambino è la speranza. La concretezza di aver vinto quella guerra che è tale solo per chi l'ha vissuta. Il fantasma è quella presenza tetra che spesso incontri nell'oscurità avviluppata di drammi mentali soprattutto. Lo scrutare in maniera sovversiva il rigagnolo dell'inutile vita fonde i pianti sommessi con le malinconie palesate da un volo di rondine al mattino, dopo una notte passata tra il candelabro e la signora Vergogna. Le memorie classiche sono la chiave di lettura di quelle poesie che rientrano nell'ambito del progetto. La risacca del mare cancella i ricordi. Ne traspone altri. Scuote i sassi. Ascoltare significa operare una cernita rispetto al count-down.Ogni attore celebra i propri riti secondo la drammaturgia che si mistifica rispetto alla sorda risatta, fatta
apoteosi di un suicidio meditato ma non inveratosi. L'algoritmo, è lo scevro trattato di un'odissea fatta tua. Solo le barche arse dalle salsedini non rimosse dai venti di fuoco dinanzi a noi??D'altronde ogni sparizione, ci ha abituati a ritrovare i lampi di fuoco e le sospinte essenze di salsedine
proprio nella piana, dove ogni gesto rammenta l stesso rammarico dell'aver vissuto il vissuto.Cerchiamo di identificare il cadavere ormai galleggiante. Il codice binario non si decifra, e solo e lamiere tappezzate di consuetudine fatta procastinabile divergenza/assenza, danno spazio ad un volo d'asfalto.Lui è tutto. E' l'importanza stessa di esserci. Di far parte di quella macchina organizzativa che in questi anni ha dato vita al progetto dei progetti.(...) Si fonde ogni respiro con la dea dell'irreale che ci accompagna verso le regioni remote ma non note agli occhi dell'incredulo che spesso è vittima dell'assassino di nome disincanto(...)

- Ho trasposto alcune mie riflessioni su quelle che attraverso la lente del biografico, considero come "nuclei tematici", o "figure retoriche" o "allegorie" fatte visione. Ho disdegnato di allegare questa sorta di "saggio introspettivo" nell'interezza. Ai fini del progetto ho enucleato solo i nodi cruciali.-



martedì 17 luglio 2007

"I tralicci spettrali di Via Bastione"

"Convogliano le percezioni altrove, quelle
siepi, quelle ginestre, che ammutolite
dal fervore di momenti resi ormai immancabili
ed arcinoti, si ergono in quella via dei tempi andati.

Le campane si odono già, ed i meriggi
sono un valzer di frescure, attraveso i tunnel di calure
fatta piroetta su di un trapezio che è la vita mia.

I vecchi muri, assaporano il grigio divenire.
Porte spalancate. Moribondi e cadaveri riesumati
sorridono o fumano, attraverso le grate
ormai logore.
Un soffio di crisalide proviene dalla radura
della veccha torre. Gli acquitrini sono il cenacolo
di vespe e tafani, in mezzo ad un eden di lussuria fatta
assurdo.

Il portale di muraglia accoglie gli odori aspri,
di vite e spazzatura, arrostita da soli onnipresenti.
Il buio avvolge l'uscio, e non chiede permesso
per rinfrancare il pellegrinaggio furtivo dello sguardo
di un testimone assente.

Un carion di morte. L'eco di musiche dei tempi andati.
Ruote e cingolati straziano l'asfalto ormai soglia
di un inferno reso paradiso.

I bimbi accorrono. Le frescure si innalzano e sciamano
le peripezie nella ricerca di sollievo.

Camion assiepati. Vecchi convogli. Carrozzerie semi deserte,
mentre una moto ape segna l'avanzata degli entusiasti.

Trafiggendo il cuore della nuvola del silenzio, guardo il
vecchio fiume.
Un campanile e la valle in cui svetta quasi fosse
sempre stata lì, la cittadina limitrofa.
Un vento di benedizione, per i campi bruciati
ed allietati dai lamenti e dall'abbaiare di pochi
disgraziati randagi.
Sollevo lo sguardo. Delinea il flusso di un destino...
Si, quel traliccio. Il traliccio spettrale, che assieme
agli altri,conclude il percorso, che interrotto,
da una delimitazione, accoglie i pochi eletti attraverso
il letto di un fiume, di presenze salmastre e
canali senza acqua, senza nemmeno quella proveniente
dagli scoli di fogna..."

...





lunedì 16 luglio 2007

"La colomba e la grata"



"...Afa di morte.
Sterpaglie sole come carcasse di
un dopoguerra fatto attimo
lungo le risacce di una lungimirante
avanzata.
Bivio e dedalo di una prateria fatta
frazione.
Piazza dell'incontro.
Tra i brusii dei testimoni,
le panchine sono le soglie immobili
tra i muri, le case abbandonate,
e le felci.
Oltre il marciapiede fatto forse
a nuovo, le erbe, le ortiche, i cespugli
da deserto e le immondizie di un
silenzio fatto vicenda di un fuggiasco.
Sollevo lo sguardo, nella brina
estiva, un richiamo...un'essenza...
La grata setaccia e separa
il cono d'ombra nell'inaccesibile
stanza oscura.
La ruggine svetta ed un rombo
di campagna interrompe
il balenare di riflessioni.
Un davanzale poi...Eccola
la colomba. Eccola, in cerca di quiete?
Il vestibolo convoglia i
fiati lunari.
Già ti immagino...Si già ti immagino
incrocio tra Bastione e S.Marina.
Palcosenico marziano, per le libellule
che, perdendosi tra gli sciami ventosi
cercano di accompagnare il ramingo ed incredulo
ospite..."

domenica 15 luglio 2007

"I versi sparsi ma non persi" Contributo n. 1. " La radura dell'errante"




"...Pozza adombrata da felci agonizzanti.
Tetro anfratto di spetrale memoria.
Giunchi smorti e rocce corrose.
Acque putride e ronzii ammalianti
di mosche alla ricerca di cadaveri
decomposti, dinanzi all'abete del
focolare ormai estinto.
Il povero moribondo è stato sepolto.
Non un individuo al suo funerale.
Il prato bruciato dal solleone divampa
verso le praterie antistanti.
Un' altalena accompagna gli ultimi
respiri di un aspirante cadavere.
La catena è il passepartout
per chi vuole ingabbiarsi.
Il fuggiasco, accarezza le pareti di
malva, resina, e tronchi, con fare sospetto.
I rami spettrali sono accarezzati dal fogliame
non estinto.Le luminescenze allo zenit irradiano
la radura che si fa teatro, di una carrelata laterale.
La steady cam avanza ma il nulla è un personaggio
multiforme.
Rincorre la peripezia fatta addio, e non c'è fiato,
non c'è risacca, non c'è canto di usignoli, non c'è tempo,
non c'è spazio, non c'è vita, non c'è morte.
C'è solo la figura aggraziata di una chimera del
quotidiano che ci ha lasciati nelle retrovie
che intontendo il folle passante, forniscono
una nitida immagine che serpeggia e galleggia.
-Oscurità incestuosa. Duellante martirio di chi
vuole immolarsi. Riflettore del cielo ed individuo
nella fossa di fango.
Mano conficcata nel putrido coagulo. Lacrime d'asfittico
divenire. Uno sguardo al di là del mortorio di una
schizoide menzogna...-"


Continua...

venerdì 13 luglio 2007

Versi, sodalizi e tributi vari. -Prova generale del tour Calibrapiana...-


"...Nella notte senza luna che miete le vittime per chi è assassino della propria gioia, i sospinti venti di onniscenza mentale fatta follia della salvezza, danno vita all'apoteosi di una teatrale e tragicomica vicenda.Il fascio di luce non ha spazio sul palco... dinanzi ai boccascena che traboccano di fiati e di essenze che amano interlocuire...Non resta che avvolgere la morte con uno sguardo impietoso. Non resta che piangere dinanzi al silenzio che trafigge con la lama dell'impotenza.Non resta che versare lacrime e non resta che contemplare il campo ormai arato e consumato dagli strazi di chi si perseguita... camminando per evitare di intravedere il nosocomio fatto comparsa di una vita scomparsa..."

Amo regalare a chi mi onora di considerazione, dei versi celati attraverso la trasparenza fatta riscatto indotto di una assenza. Spero di non tediarvi.Adesso parte il tour promozionale del progetto ed il recital, in programma all'aeroporto di catania, segneràl'inizio ideale della funambolica ascesa artistico-essitenziale di ogni alfiere, sia di sesso maschile che femminile,di ogni calibrata...
Questa poesia non è una delle mie più recenti. Ma per me è importante. Rileggendola la rivedo ancora quella lei che...

Volo di amanti

Un vuoto, eterno, assurdo, astratto.
Perdizione remota di lacrime notturne, tra
il crepitio di lontani fuochi a bruciar ricordi.
Passi lievi nell’oltretomba dell’addio. Muschi di cascata

a colorar sponde e scogli in silenzio.
Grilli tra i deserti del silenzio. Notturna melodia di cicale,
nel caleidoscopico sguardo a regni abitati e disabitati.
Ruota insieme nell’ultimo sorriso di amanti tra i campi
d’oro, grigi al chiar di luna.







giovedì 12 luglio 2007

Segue al post precedente...Frammento di una poesia di Baudelaire

"...tu ci rendi, -fata dagli occhi di velluto, ritmo,
profumo, luce, mia unica regina!- l'universo meno
odioso,meno pesante il minuto?"

Charles Baudelaire

La fata dagli occhi di velluto: Charles Baudelaire e la poesia dell' io rispetto alla sua policentricità multisfaccettata



La fata dagli occhi di velluto: Charles Baudelaire, e la poesia dell'io policentrico.
"...Non sono pochi vi giuro, gli autori che hanno fatto la storia della poesia, della letteratura, del cinema, del teatro e del mondo della scrittura creativa in generale ,di cui spesso e volentieri, per motivi di studio ma non solo, approfondisco i temi e le opere.Tra questi c'è un autore francese, celebre per la trattazione del tema dello spleen di parigi, del quale vi propongo alcuni versi, che possono a mio avviso esemplificare il processo di analisi introspettiva che egli opera, fornendo ai lettori o comunque ai cultori della materia, un puzzle complesso ma completo, rispetto alla policentricità del suo io...Il suddetto autore opera non solo una trasposizione di tipo esotico ed estetizzante (basti pensare alla presenza di una fondamentale figura allegorica, e cioè la fata degli occhi di velluto) ma bensì, non disdegna dal contrapporre e caratterizzare due dei temi cardine della letteratura specialistica ma non solo...e cioè il bene ed il male. Temi universali, come tra l'altro quello dell'amore e quello della morte...Questi ultimi, non so se sarete daccordo con me, ricorrono spesso nelle opere di Leopardi, poeta romantico che segna il confine netto tra l'illusione di una trasposizione effimera e lo scorrere inesorabile di quello che appare sempre più come il fiume...il fiume del tempo.Penso che i versi appunto di seguito proposti possano interessare a chi segue il progetto della ricerca calibrata, ma anche alle nuove leve, a chi in questo ultimo periodo si è avvicinato ala carovana non disdegnando la trattazione di temi specifici...N.B.: Questo poeta è uno degli autori preferiti ( o forse il preferito in assoluto) di una fanciulla con la quale ho avuto l'onore di disquisire di recente. A quest'ultima dico..."Grazie, grazie di cuore"...



mercoledì 11 luglio 2007

Il terrore di cercarti amore mio...



Per "assemplare" (termine coniato dal padre della letteratura italiana, Dante Alighieri e ben noto ai copisti medievali...), i frammenti biografici e non di questa mia trasposizione fatta irreale avventura terrena, non basterebbero chissà quanti book. Ecco che capita allora, come in questo caso, di "buttar giù" dei versi dedicati ad una lei...Versi sparsi ma non persi (almeno spero).

Il terrore di cercarti, amore mio.

"...Vago tra le peripezie di un desiderio
fatto attesa. Nell'assurdo, nell'insensato di
un fondere fiato e parole per la dama
dagli occhi azzurri, osservo gli
spettrali tralicci di Bastione.
I cieli sovrastano l'immenso di un oltretomba
fatto schermo.
I fantasmi di via Torretta, è come se...
fossero consapevoli del grigiore che ammalia
i segregati tra anima, cuore, e mente.
...il ghigno sordo di rabbiosi cani allontana
i soli mai estinti di salgemma.
Le cave pietrificano l'incombenza
che diventa urgenza e richiamo per le vespe.
Nella notte, i guanciali dei cuscini non conoscono
visi di quiete e danza onirica.
Resto solo tra le tende lunari ad aspettare.
Il telefono percepisce le assenze, e l'etere
è irradiato dai fasci che tracciano la rotta.
Vorrei cercarti. Ho paura. L'alba segna un'altra avanzata
fatta tua...tacita...sparizione. .."

Un saluto ed un ringraziamento di cuore a tutti.

"...Colgo l'occasione per salutare e ringraziare tutti coloro i quali con affetto hannno deciso di leggere i miei versi più recenti. Questo nuovo book, dal titolo appunto, "La cometa ed il giullare dietro il sipario", nasce per inverarsi nel tessuto filmico del "Calibrapiana", nuovo progetto incentrato su recital di poesia che sto per varare nella Piana in compagnia di personaggi noti e remoti, sparsi ma non persi.
E' di poche ore fa la notizia che un amico cineasta, vorrebbe effettuare delle riprese proprio nelle location che saranno di fatti, i luoghi geografici dove le nostre gesta si libreranno in volo...
Tra l'altro molti personaggi alterni e subalterni, vorrebbero unirsi alla carovana, consapevoli, me lo auguro, del fatto che la Calibrata è rivolta agli ultimi. Anche per quest'occasione devoleveremo i potenziali introiti, derivanti dalla presenza eventuale di pubblico in sala (il termine sala è metaforico, perchè noi ci esibiamo all'aperto)...per far si che chi sta peggio di noi (disadattati , opressi, depressi, etc...pazzi...emarginati, homeless, clochard vari...artisti giorovaghi, aspiranti suicidi/e e chi più ne ha più ne metta...) possa trovare almeno spazio in quell'iperuranio fatto incanto estatico di una contemplazione da riviera e scogliera al tramonto."

martedì 10 luglio 2007

Il fogliame inebriato dal tuo respiro. Frammento uno.



"...Le zagare e le scogliere intersecano il mio sguardo
che cela l'incombenza di un tuo amore non dichiarato.
Le rocce, si le rocce. Le intravedo dalla scogliera, mentre
i gabbiani, seguendo rotte e mete, fresche di brezze oceaniche
e venti del non so dove, innalzano il tuo essere che in penobra
vuole proferire.
I sentieri di bronze e sempreverdi congetture dell'oggi, accolgono
lo start da bottega. I vasi stracolmi di terre infuocate scoppiano di
colori di rose e primule che germogliano di nuovo al tuo passagio.
La fotosintesi del tuo pellegrinaggio disorienta i barbagianni edi corvi
che ci lasciammo indietro percorrendo il sentiero delle mele, in mezzo ai
peschi ed alle liane del nostro inconfutabile martirio a due, fatto
amore sotto contraria stella.
Dall'alto di una torre i libri muti, secernono il tuo essere viva.
I corridoi di grigio mattone vedono luci di palpebre in cerca
di una laguna fatta tribolazione di un sentimento non dichiarato
e celato...
La Valle è un frammento di spazio inverosimile. Il naufrago eroe di Virgilio,
solca ogni avanzata di poppa e prua con la meraviglia che scandisce i respiri
e i giochi del cuore.
I tufi, e l'ossidiana. Le siepi di protuberanze arboree immortalano il tuo eden, amore
mio.Il sentiero di basalto giunge al tempio. Capitello dorico, corinzio, Tabernacolo e
domus aurea del tuo fondere fiato e battito cardiaco.
Spazia la carrelata assurda. Moto remoto e girotondo delo sguardo.
Un mondo intorno a noi e vorrei...vorrei...sentire il tuo fiato
quando le costellazioni si protendono nei cieli di gas e perle...
Nei cieli di mattini languidi e cocenti di sole della verità.
Nei cieli di stelle e luna freschi, ed umidi di primavera
sentinella della stagione degli amori.
Ti aspettai al molo, nel tempo del resoconto in itinere.
La tua barca amore mio dov'è?"

Continua...




lunedì 9 luglio 2007

La fanciulla di cui ho paura a dire il nome. Frammento uno.



"La fanciulla di cui ho paura a dire il nome"

Non esiste più lo spazio.Ti ho persa al chiar di luna,
nella paura di un non rifiuto.Tace la vergogna,
e le mie notti sono un valzer col terrore di
saperti tra le braccia di un altro.
Aspetto in silenzio, il sibilo della verità.
Percorro le strade vuote e tendo la mano verso
il nulla.Aspetto un segno, dalle coltri stellari,
o dall'etere, fatto messaggero in un era non mia.
Devo affrontare una nuova alba.Non posso averti.
Si gelano le primule, mentre l'estate incede,
ragranellando i frammenti di verità, che come
foglie di gelsomini spazzate dai venti della riviera,
inebriano i volti di chi non ama.Addio, amore mio.
Ti rivedrò?Lo scandaglio del soliloquio non è
un suicidio.Percorrerò quelle strade dissestate
aspettando la reclame?Oppure udirò il tuo nome
abbagliato dal tuo sorriso che rischiara il passaggio
terreno di chi non ti merita?Il fazzoletto avvolge le
lacrime di sangue, mentre il campo arato ci vede
testimoni, mano nella mano.Storia che mai esistì.
Il turbine stellare convoglia le anime ed i tergicristalli
di assolate reliquie, nel non luogo del tuo sonno.
Vorrei pronunciare il tuo nome...anche nel delirio
dei miei versi...ma ho paura.Taccio. Guardo il fiume.
Tu non sei con me.Dove sei?Ti ho incontrata.
Ti ho perso?Il silenzio è un minuzioso metronomo.
Il dadaismo fatto gioco si condensa, si condensa.
Come lattice che incombe sulle discariche,
non resta che allontanarsi...

Continua...

L'amore gela la nebbia del silenzio. Frammento Uno.

-Dedicato alle dichiarazioni che si perdono, nel millesimale scambio di saluti fatto timidezza.-

"...Spaventato, incredulo ti guardo.
La tua bellezza toglie il fiato alle maree
errabonde attorno alla scogliera.
I tuoi occhi irradiano le peripezie di un volo,
tra i campi di blu cobalto.
Il tuo sorriso mi indica la strada, ma piango,
e tremo alla sola idea...
Fuggo, disconosco il tuo nome allora...
Volto e rivolto il mantello...
Scappo verso il vicolo di Bastione. Il vicolo
senza nome, se non quello nero di spry.
I tuoi capelli fendono la luce d'oro
dell'alabastro vicino alla prateria.
Un palco è allestito in Piazza Pozzo.
Quel mio mondo di progetti e poesie
è lì per te amore mio.
Ti baciai nel silenzio di un saluto fatto
circostanza.
Si gelano i vetri, e senza guardarti piazzo
l'avanzata da corridoio.
Un pulsante verde e poi..."

Continua...

domenica 8 luglio 2007

I mentori del passato ed il mio canzoniere del futuro


- Quando passi intere notti, dinanzi ad una scrivania, tra penne, calamai, supporti cartacei e memorie trasposte in chiave onirica ti chiedi quali nuclei tematici si avvicendino mentre sei intento a comporre liriche, da raccogliere nel prossimo book. Di recente, ho deciso di pubblicare il canzoniere che vede quasi una di fronte all'altra due "figure"...Due essenze colte nella presenza che racchiudono a mio avviso messaggi metonimici non indifferenti. Ho deciso di condividere con voi, questi versi di un grande poeta del novecento, rispetto ai quali entrano in gioco innumerevoli parallellismi...se chiaramente consideriamo i prossimi recital.-

"La storia gratta il fondo
come una rete a strascico
con qualche strappo e più di un pesce fugge.
Qualche volta s'incontra l'ectoplasma
d' uno scampato e non sembra particolarmente felice.
Ignora di essere fuori, nessuno glie n'ha parlato.
Gli altri, nel sacco, si credono
più liberi di lui."

Eugenio Montale

sabato 7 luglio 2007

La pioggia della morte di un amore. -...tratto dal canzoniere "La cometa ed il giullare..."

" La gabbia di umor vitreo e grigio asfalto
incatenò l'amante. La grotta delle sirene
ammaliò lo zigzagare di una barca persa
tra la marea bianca e tiepida...di soli
di cactus e retrovie di scogliere.
La dea dagli occhi azzurri, apparve nell'istante
fatto sonnolenza di una fuga.
Il frastuono del convogliare gesta di anime
tra ferrovie e battelli, lascia immobili il vecchio
faro, le lamiere arruginite del porto,
e lo sguardo di morte dei becchini della stazione
solitaria, nella mezzaluna assente.
L'amante sentì la morte scorrere sulle acque
di pioggia, esalando il respiro d'amore rivolto
alla sinistra del suo amore, che scorge oltre la baia.
La pioggia non lascia spazio ai respiri e guarda
le sue mani... e lo scroscio incessante, mentre sente
un bacio che alla dea, non darà mai.
Solo i petali tra le dita, ed il sole che non risparmia.
Non risparmia, si proprio così, neanche quelli."

Danilo Saddi
...




venerdì 6 luglio 2007

La nuova antologia dal titolo "La cometa ed il giullare dietro il sipario"


"...Lo sciame interstellare si disperde, e come in un film muto, dinanzi alle scene più toccanti non resta che commuoversi e ringraziare la settima arte.
Il fugace volo di crisalidi meditabonde si confonde, col putrido e con la miscellanea dell'ingiustizia.
A rischiarare i deliri onniscenti di un artista girovago, lei...Lei che appare dinanzi ai solstizi che inebriano i gabbiani placando o infervorando le maree che non si danno pace.
Solo la notte testimone, ed il lontano eco di una memoria che scandisce gli attimi illusori ed inesistenti di un bacio sulla spiaggia...tra i fiorami sparsi ma non persi...mentre i bimbi raccolgono le ultime stelle salate e rossastre...le ultime conchiglie ancora custodi...del fiato del fondale.
La fuga non demorde. Prende forma. E lui è lì. Catapultato sul set del quotidiano. Il progetto corre, impazza è una funambolica peripezia che si perde nella stessa acrobazia illogica che scandisce anche l'ultimo addio. Un sorriso che nasconde la tragedia non ammessa. Un amore irragiungibile. Un coltello tra i denti della dea dagli occhi azzurri. Un tic-tac da suicidio notturno...e la mano che tende...tende lui...nell'oscurità. Cerca di sfiorarle il viso...di vivere del suo respiro...ma sul davanzale trova solo la finestra dove lei, ritrova la sua verità."


Per queste storie, che riecheggiano tra le stanze ed i quaderni che custodisco nel puzzle della cinematografia fatta simulacro e tempio, pubblico il book di poesie "La cometa ed il giullare dietro il sipario". Presto avrete un'anteprima su questo blog.





giovedì 5 luglio 2007

Nuovo componimento: La cometa ed il giullare dietro il sipario.

-La cometa ed il giullare dietro il sipario .-
Schianto attudito da pietre, nel basalto di coriacea
esistenza non tangibile.Sfiori il sussulto di notti in gola.
La tenda variopinta scandisce i respiri.Le fioche
stelle sembrano udire i marasmi del quotidiano.
Scacci le vespe. Oltretomba della menzogna.Immagini
granitiche nel candelabro color malva.
Fiamme di camini ed eros di edere.Sciami di
vespe ad addolcire le morti di un idiozia fatta
passaggio terreno.Il cimitero dell'assenso
ha perso le perle in uno sciame cosmico.
Lo percepisco. Ti senti inebriata dai candori
della savana fatta desiderio. Bruci nelle carni
che azzanni nel vago. Nella vergogna ti rifugi.
I muri di cartongesso sono distrutti dall'oblio
dell'eco.La non parvenza ti attende.
Nella notte dei lampi cambiasti il fuso orario.
Portasti con te i libri e quel fanciullo.
Le gomme dell'autobus setacciano la fine.
Le strade sono tombe della vita spesa nella
miseria.I cocomeri sotto le fuliggini delle
guerre fratricide spezzano quelle catene
immaginarie.Il folle non riesce ad immaginarti.
La caverna, poi il cunicolo, ed ancora la steppa.
Luoghi non luoghi, mentre il quadro su in soffitta
irradia bagliori mentali.Le cornacchie ed i frastuoni
di clavicembali accompagnano l'avanzata dell'oscura
signora.Si guarda attorno silente. Il mercato delle
stoviglie ha dato spazio ai ramificati stereotipi che
il lupo mannaro cantò alla crisalide, in quella notte.
L'omicidio passò nella penombra.Una nuova sigaretta
e la porta che confusa,si chude su se stessa.
Le sei e quarantacinque. Si parte.
Il precipizio non esiste. Lo guardi dall'alto.
I tuoi biondi capelli mossi da venti e uragani mentali
e di salsedine. Il tuo viso d'angelo che nel fragore
di un'esplosione a largo, oltre la boa dell'immaginazione,
irradia gli specchi marini tinti da rocce grigio perla.
Il tuo sorriso orienta i gabbiani che ansimanti
cercano un battito d'ali per non distrarsi e
fuggire dalla tua beltà.I tuoi occhi di nebbioso
nevischio ,trovano la pace dei marinai.
Una scialuppa si perde nelle acque del lago salato.
Il corno di un sussulto. Nella cantina hai spaziato.
Tra muschi e licheni, le vecchie foto.
L'abito nuziale ed il frack.Il campanello
urla nel mortorio delle tredici.Lo scuolabus impazza.
Tu, sola: lo specchi ti conosce, allunghi la mano.
Dalla culla si sveglia l'ora. Corri: frescura di essenze
vitali nel convogliare i sospiri alla serata.
Si brucia la stessa aria, quando cerchi di
respirare.Percorri la via che ti nasconde
dai transiti sub atomici e dinastici.
Le sterpaglie non hanno un nome,
ed i vecchi caravanpercorrono quei bivi
inesistenti che addomesticano le mandrie
urbane al pascolo.Il frumento marcisce
dinanzi alla carrellata laterale del tuo sguardo.
Il silenzio e la parola delle serpi,cingono il tutto
di logicità planetaria.
Cozze ormai umide di morte ed il grande saggio che
trionfa al club delle carte pomeridiane.Hai dipinto
la parete bianca dei tuoi ricordi con un assurdo
galeone. Itaca è la soglia mobile,mentre
una giovane donna piange la sua verginità,
in quel sottopassaggio annerito dall'esplosione
di un cassonetto dell'immondizia.
Furono strazianti le tue urla. Sanguinasti
nel terrore di mettere al mondo uno, due, tre,
quattro, figli dietro quelpuzzle che è la vergogna.
- Bianca scogliera lunare. Un tipo solitario da lì
sta a guardare...-
-" Pozza misericordiosa taci. Rendi cauto e calmo quel sacrilego individuarsi, tra le pezze in disuso di una violenzasessuale. Il campo, arato non ha spazio per gli agricoltori.Il muro antico, distrutto, spazzato via, piange dei mattoni attoniti ed intontiti sull'asfalto logoro.Le palle di fieno immortalano il quadro piagnucoloso.Lo spettatore ha già urlato. Solo la sua mente a fargli compagnia.Le api nel pomeriggio ballano attorno ai becchi umidi di fogne.Le sedie sono soglie della morte e il cantastorie mette i sigilli.Si lascia dietro se quella curva che non c'è più, ed i fiumidi molecole di pazzia."

Barbagianni contro barbabietola. Alabastro intorno
a noi.L'archeologia del tuo vissuto sfoglia
le pergamene ritrovate.Ti guardo dalle
vetrate che conducono alla navata.
Seguo la scala a chiocciola, e mi rifugio
tra gli scaffali a confortare...
La clessidra del mago d'ogni giorno
ci ha lasciati assopiti nell'amplesso
onniscente.Ti ho perso e cercato in
quelle ere dove il mare inonda lo spazio.
In quelle ere in cui sole e luna si sposano
per morire in riva alla crosta terrestre.
In quelle ere in cui il pomeriggio non
è altro che il balzo di un cieco verso
l'orizzonte di un sordo. In quelle ere
in cui le belve del sesso profanarono
il tuo amore e ti lasciarono oltre il...I
n quelle ere che si confondono e perdono
con il cuneo errabondo di una passeggiata
in via dei salici 34.In quelle ere in cui un
vecchio ed una ragazza fanno l'amore in
punto di morte.In quelle ere in cui le
botteghe aprono e chiudono.In quelle
ere in cui le stelle si accendono se tu respiri,
piangi, e guardiil cielo notturno.In quelle ere
in cui il papavero arrossisce ed il flauto
invoca gli amanti solitari che dall'uscio
in poi si ubriacano.In quelle ere in cui frasi
e scritti si fondono nell'opera che
ti dedico: la vita mia.
Fù proprio così che il giullare addomesticò il silenzio.Si mise la maschera. Agghindò la stanza con fare delirante e fischiettò dinanzi al cande del vicino,cercando uno spaventapasseri a cu parlare quando fuggiva nei campi a cercare tombe.
-Guardai attorno a me per cercare il vuoto.Voltai e rivoltai lo sguardo per perdere il senso.Il cosmo rivive nella cantilena della menzogna.Il vivere riecheggia nel flusso esistenziale.Il buio avvolge ogni briciolo di silenzio.La luce soffoca ed i gemiti di un'iridescenza si straziano convinti che è finita.
Non sento, non vivo. Non ci sono.Sono pronto per lo show.Nel nulla...nel nulla...ti cerco amore mio.Donna con un volto che scaccio dai miei sogni per non morire ancora di più non vedendo il tuo avanzare.Cerco di fendere l'aria ma solo l'impercettibile attorno a me. Allungo il balzo di un sussulto per riaverti ancora mia.Soffio sulla polvere che mi fa compagnia.Allungo i sentori pallidi di mezzelune per giocare col tuo senso.Mi ritrovo solo alla seduta delle anime perse.Un costipato involucro di comete senza tracciato di tela nera.Un pianto che è lo strazio finale. Si spalanca la porta. La luce inonda il nulla. Ricordo amore mio...ti baciai in sogno. Il tuo manto è qui con me.-
...




mercoledì 4 luglio 2007

"Calibrapiana", stagione di prosa 2007.



Milazzo- Il Calibrapiana segna l'inizio di una nuova trasposizione infinita, che in quanto tale non finirà mai. Queste le parole dei vertici della Mauri Sturno di Roma, che da circa quattro anni appoggiano Danilo Saddi ed i fratelli Russo nel contesto della Ricerca Calibrata, progetto itinerante legato all'introspezione concepita come poesia. Anche quest'anno la location sarà la Piana, sottolineano gli addetti ai lavori, e "Calibrapiana" sembra essere il titolo provvisorio della serie di recital che vedranno molti artisti protagonisti nelle frazioni di Milazzo a partire dalla metà di luglio.

Calibranews: Un mondo intorno a Lui



A.A.A.: Per la goia dei raminghi naviganti del web, prende spazio dalla gornata di oggi in questo anfratto nebbioso di trasposizioni, l'angolo delle news sulla Ricerca Calibrata, progetto culturale itinerante, che vede protagonista sia il sottoscritto che gli amici di sempre. Grazie alla Mauri Sturno per l'appoggio...

Danilo Saddi, Direttore Responsabile Calibranews

martedì 3 luglio 2007

La libellula rossa, capitolo secondo - Frammento tratto dal secondo capitolo.-

"...Se mi sento solo un perchè alle volte, si disperde. Fluttua, vaga. E' come se l'istante liquefatto ristagnasse in una pozza mista a terra e fuligine. E' come se le pozzanghere fossero lì a specchiare i rami sovrastanti. E' come se i giunchi ornassero i contorni di questa piece inneffabile che non esiste e che cerco di mettere in scena, calcando i palcoscenici stellari, sin da quando cerco l'anima gemella.
...Mi ritrovai all'ennesimo bivio. Decisi di non percorrere la solita strada. La strada che rallegra solo all'angolo, perchè c'è il bar tipico e topico della frazione, che accomuna e accoglie tutti i viandanti, ma non solo. Decisi di aggirare l'angolo. La radura mi accompagna oltre lo spiazzale della fontana. Il calore ha tinte cieche, e le mosche cercano di aprirti il passo. Una guglia sovrasta l'imperituro e sacrale misfatto. I murales intristiscono e testimoniano i passaggi terreni...Un sorso d'acqua. L'eco di un trombone. Non una fanciulla. Solo la cancellata, e al di sopra, lei...la libellula. La libellula rossa."

lunedì 2 luglio 2007

La libellula rossa - Frammento del primo capitolo.-




"...Inconsapevolmente capita, di perdere la percezione di un'esistenza che spazia attraverso il vortice di una dimensione fatta paradosso dell'arbitrio. Il tempo si dilata, e l'informe crepuscolare di una retrovia appare dinanzi allo sguardo del girovago senza meta. Percorrendo le strade di un mattino reso pomeriggio dall'alienante prefisso del count-down ti ritrovi solo, dinanzi al bivio. Una vecchia muraglia biforca le due strade, divenute location di ciò che non esiste ma cerchi... Da una parte, il muro è lo stesso parapetto di sequenze fatte autostrada, di campi e di gente intenta a coltivare. L'orizzonte sa di penombra da riviera. Quasi puoi sentire l'essenza di salsedine che brucia l'arsura delle mancanza di un amore. Ua cupola splende e svetta, mentre quasi non riesci a definire i contorni, tale è la luminescenza solare ormai quasi allo zenit. E tra l'altro, le vie alternative che si stendono, dinanzi alle cancellate paradossalmente di legno, sembrano un crocevia di spettri solari. Gli alberi sembrano conoscere il segreto, mentre un alito di vento ti indica che il tempo è scaduto e che un nuovo tour ha inizio per noi.
...Girovagando invece, in una direzione più centrale ma opposta, gli eden da vivaio si susseguono ed i palmizi antistanti l'asfalto asciutto ed "irrigato" trasportano il viandante verso quei preamboli di celluloide che riecheggiano tanto "Lawrence d'Arabia". Le case basse, deserte sulla destra. Le botteghe ormai chiuse ed i cartelli dei gelati, arruginiti e stanchi di tanto silenzio. Gli specchi stradali si intimoriscono al passaggio di un essere umano. Solo le auto sfrecciano e fendono l'aria pregna di sovraspazio. Una villa, ed il saluto di un cane ti conducono al sottopassaggio, umido di immondizie. Un "Museo" è in costruzione sulla destra. Dall'altra parte le genti vivono o sonnecchiano i palazzi in costruzione, mai finiti. Per concludere questa tappa, ancora muri arsi ed in parte distrutti dai soli cocenti. Un ennesimo bivio...e l'ordito che si perde nella non percezione, o nelle menti di chi disconosce ciò che conosce..."