La fata dagli occhi di velluto: Charles Baudelaire, e la poesia dell'io policentrico.
"...Non sono pochi vi giuro, gli autori che hanno fatto la storia della poesia, della letteratura, del cinema, del teatro e del mondo della scrittura creativa in generale ,di cui spesso e volentieri, per motivi di studio ma non solo, approfondisco i temi e le opere.Tra questi c'è un autore francese, celebre per la trattazione del tema dello spleen di parigi, del quale vi propongo alcuni versi, che possono a mio avviso esemplificare il processo di analisi introspettiva che egli opera, fornendo ai lettori o comunque ai cultori della materia, un puzzle complesso ma completo, rispetto alla policentricità del suo io...Il suddetto autore opera non solo una trasposizione di tipo esotico ed estetizzante (basti pensare alla presenza di una fondamentale figura allegorica, e cioè la fata degli occhi di velluto) ma bensì, non disdegna dal contrapporre e caratterizzare due dei temi cardine della letteratura specialistica ma non solo...e cioè il bene ed il male. Temi universali, come tra l'altro quello dell'amore e quello della morte...Questi ultimi, non so se sarete daccordo con me, ricorrono spesso nelle opere di Leopardi, poeta romantico che segna il confine netto tra l'illusione di una trasposizione effimera e lo scorrere inesorabile di quello che appare sempre più come il fiume...il fiume del tempo.Penso che i versi appunto di seguito proposti possano interessare a chi segue il progetto della ricerca calibrata, ma anche alle nuove leve, a chi in questo ultimo periodo si è avvicinato ala carovana non disdegnando la trattazione di temi specifici...N.B.: Questo poeta è uno degli autori preferiti ( o forse il preferito in assoluto) di una fanciulla con la quale ho avuto l'onore di disquisire di recente. A quest'ultima dico..."Grazie, grazie di cuore"...
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento